Make or Buy

Investire quotidianamente sulla propria crescita attraverso in “decision making” consapevole

Ogni giorno prendiamo migliaia di decisioni, spesso inconsapevolmente. Alcune di esse hanno a che fare con la nostra crescita personale e professionale: si tratta di quando dobbiamo scegliere se risolvere un problema con le nostre forze, imparando cose nuove, oppure quando preferiamo affidarci a qualcun altro per “comprare” soluzioni. Cosa ci conviene fare in questi casi?

Make or Buy

 

Per cercare una risposta, partiamo da una storia organizzativa. Tutti noi conosciamo l’americana Dell, tra le aziende pioniere nella produzione di personal computer. Nel 1990 era esplosa grazie ad un modello di business innovativo, vendendo solo tramite mail o tramite il web le proprie macchine a costi molto bassi, per poi iniziare a produrre computer sempre migliori. E poi vendeva PC modulari, che consentivano la completa personalizzazione: si poteva scegliere la scheda madre, il processore, l’hard disk, praticamente tutto, e Dell produceva questi pezzi, li assemblava e ti spediva il PC.

A quel punto entrò in scena la taiwanese Asus, altra azienda nota, che bussò alla porta di Dell dicendo: “Senti, guarda che belle schede madre che ti riesco a produrre! Praticamente sono come le tue, ma te le posso vendere al 20% in meno rispetto rispetto a quello che a te costa produrle. Tra l’altro il tuo business non è progettare e produrre schede madre, ma vendere computer assemblati, no? Le schede madre lasciale fare a noi che siamo specializzati in questo”. E Dell che fece? Guardò il proprio bilancio, chiaramente, vide che poteva diventare più profittevole, perché a parità di fatturato avrebbe avuto meno asset da gestire. In altre parole avrebbe garantito maggiori ritorni sugli investimenti, e così accettò. E furono tutti contenti, Dell, Asus e i loro investitori. E quindi, dopo un pò, Asus tornò da Dell dicendo: “Senti, con la scheda madre ci è andata bene, perché non ci lasci produrre per te altri pezzi?” E per gli stessi principi finanziari, la profittabilità di Dell aumentò sempre più e Asus si ritrovò a produrre, ad assemblare, e poi anche a gestire tutta la supply chain, tutta la filiera di approvvigionamento di Dell, per finire prendendosi anche il design dei PC. A Dell restava ora il brand.

Vendere computer con il proprio brand, ma aveva terziarizzato quasi tutto il resto. Sul make or buy, aveva scelto il buy.

Tutto fantastico sul piano finanziario. Dell era la seconda azienda di PC al mondo più profittevole, dopo la Apple. Fino al 2005, quando Asus annuncio di voler iniziare a vendere computer per conto proprio, con il proprio brand. Immaginatevi questo giorno quelli di Dell come l’avranno presa! Asus aveva imparato tutto del proprio mestiere grazie a Dell, e piano piano era cresciuta in prodotti fabbricati e processi gestiti proprio grazie a Dell, e ora Dell si scopriva sì profittabile, ma senza più quelle competenze, quel sapere fare, per andare avanti nel business per conto proprio. Asus invece ora poteva.

Ora, prima di toccare come questi aspetti abbracciano anche la sfera personale, soffermiamoci un momento su quello che determina cosa un’organizzazione può fare e non può fare.

Perché da un lato abbiamo le risorse, e quindi l’insieme di persone, conoscenze, capitali, tecnologia, brand, relazioni, base clienti e così via. Dall’altro lato abbiamo i processi, e quindi tutto ciò che serve per trasformare quelle risorse in valore. I processi hanno a che fare con il “saper fare”, le competenze, e quindi i processi produttivi, processi organizzativi, e anche semplicemente il modo in cui i dipendenti interagiscono per creare quei prodotti e servizi che fanno la ricchezza di un’organizzazione. E qui già salta agli occhi un aspetto, perché le risorse, come un macchinario o delle conoscenze, possono essere più o meno facilmente acquisite, mentre i processi richiedono tempi maggiori di apprendimento organizzativo. Dal sapere, dalla conoscenza, al saper fare, alla competenza, ce ne passa, ma alla fine sono i processi che un’azienda padroneggia a determinare il suo vantaggio competitivo. Che vantaggio competitivo era rimasto a Dell una volta svuotata dei suoi processi core, una volta che aveva terziarizzato quasi tutto verso Asus? Quindi, se sei un’organizzazione, non puoi terziarizzare il tuo futuro, non puoi comprare dall’esterno l’insieme di competenze che ti serve mantenere in casa perché sono quelle centrali del tuo business e quelle che ti faranno prosperare in futuro.

E veniamo a noi: questi concetti possono esserci utili per la nostra crescita personale e professionale?

Tutti noi abbiamo affrontato sfide più o meno grandi, e per ognuna di queste, spesso, avremmo preferito essere aiutati da qualcuno. Quando eravamo ragazzi, per esempio, avevamo a disposizione alcune risorse, fatte di conoscenza, i soldi nel portafoglio, il nostro tempo, le nostre energie, i nostri talenti, le nostre relazioni. E padroneggiavamo alcuni processi, fatti di competenze, modi di pensare, la nostra capacità di problem solving e di team working, e così via.

Insomma, se le risorse erano il cosa usavamo per realizzarci, i processi erano il come usavamo le risorse.

E ci ricordiamo bene che c’era chi di noi se la doveva spesso sbrigare da solo di fronte ai problemi, e chi era seguito da genitori molto presenti, che li scarrozzavano tra un’attività sportiva e l’altra artistica, e magari li aiutavano molto anche con i compiti a casa, e così via. E in questo modo, quanto spazio si lasciava a quei ragazzi per sviluppare i propri processi di crescita?

Vedete, non è tanto un tema di fornire solo le risorse, e quindi il corso di pallavolo e un mezzo per andarci per esempio, ma di favorire processi di apprendimento: attraverso quel corso, il ragazzo sta imparando il valore del lavoro di gruppo? Della socialità? Della preparazione? Ecco, se ci guardiamo indietro, probabilmente sono state le attività più coinvolgenti, che spesso ci hanno messo seriamente alla prova, quelle che poi ci hanno fatto cresce e ci hanno fatto sviluppare i processi che ora ci consentono di realizzarci nel mondo.

Quelle dinamiche, che magari abbiamo osservato nella nostra gioventù e avevano a che fare con il sbrigarsela di fronte a problemi di sempre maggiore complessità, valgono anche nel nostro presente, sia quando abbiamo la possibilità di imparare qualcosa di nuovo piuttosto che farcelo fare da qualcun altro, sia quando dobbiamo favorire la crescita di un collaboratore, un amico o un figlio.

Nel primo caso dovremo scegliere tra make or buy, a seconda che la competenza da sviluppare sia più o meno importate per noi. Nel secondo caso, quando favoriamo lo sviluppo di qualcun altro, potremo scegliere se fornirgli la soluzione o, piuttosto, stimolarlo con qualche buona domanda, che non fa mai male, parola di counselor!

 

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